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Houston, c’è odore di grana!
giugno 9th, 2014 | di Valerio Calabrò
Houston, c’è odore di grana!
Cronaca
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Le opere buone non sono mai sgradite a nessuno, tranne quando cominciamo a capirle. Siamo un paese che sperpera milioni in ecomostri inutili che piu sono grandi piu svuotano le nostre tasche, e quando invece qualcosa di semplice può essere messo in piedi senza neanche troppa fatica (monetaria e non) ecco che partono le filippiche dei cari ben pensanti. Le grandi opere del resto sono un chiodo fisso della nostra classe politica – chissà perché vi chiederete – ma siamo famosi per non saperle costruire, gestire e proteggere dalle grinfie degli arraffoni di turno: quelli che ci sono a qualsiasi evento mondano (fosse anche la sagra dei mattoncini Lego) ma spariscono e tutti fingono di non conoscerli quando i magistrati li beccano con le mani nel sacco. Per la veritá, da quel che risulta dallo scandalo “Mose” – il sistema di dighe mobili che protegge Venezia dall’acqua alta – qualche acuto intenditore avrà pensato che pure il sacco fosse stato trafugato. Ed effettivamente é andata cosi, dato che nell’inchiesta ci é finito l’ex ministro e governatore della regione Veneto Giancarlo Galan di Forza Italia, accusato di essersi rifatto casa con i soldi della societá “Venezia Nuova”, come se fosse il bancomat della Laguna (per solidarietà lanceremo l’hashtag #largheinteseforever). Si perché pare che nella vicenda sia coinvolto anche il sindavo PD Orsoni (sempre con sta par condicio, le vecchie abitudini non muoiono mai) e cosi l’ennesima Grande Opera é stata infangata dalla vicende giudiziarie. Noi siciliani siamo diversi: quando ci danno un consiglio su qualcosa da fare, ci limitiamo a non ascoltare e ad andare per la nostra strada (mai cosi furbi, come lo scandalo Formazione). Ve lo ricordate il Ponte sullo Stretto? È un po’ “il nuovo che avanza” delle incompiute, per fortuna, fabbriche di soldi, ed è l’unica cosa di cui forse dovremmo essere grati a una parte, sana, di classe politica. Anche perché ci è gia costato la bellezza di 500 Milioni di Euro, e senza neanche posare una prima pietra ( anzi quella è stata posata, per poi lasciarla tutta sola a godersi il lungomare). Le spese sono varie quanto inutili: uno studio ornitologico commissionato ad una società svizzera per valutare l’impatto del ponte sulle rotte migratorie dello Stretto, corsi di formazione per un opera non ancora iniziata, la sede della società “Stretto di Messina” a Roma in dei miseri 9 mila metri quadrati a 900 mila Euro l’anno (manco dovessero ospitare un reggimento di marines) per non parlare della procedura di infrazione avviata dall’Unione Europea per la poca precisione nelle informazioni date sull’impatto ambientale del progetto. “Roba da matti” avrebbe detto il caro Mike Buongiorno, e scatterebbe pure un sorriso se non fossero soldi nostri. Ci sono opere che non hanno bisogno di grandi finanziamenti, come l’isola pedonale di Messina, alla quale i commercianti stanno faceno la guerra. L’altro giorno, giusto perchè a gestire un esercizio commerciale si ha davvero poco da fare, alcuni lodevoli negozianti hanno notificato un atto stragiudiziale al sindaco Accorinti, intimando la riapertura della strada pedonalizzata perchè causa di un decremento del volume d’affari. Basta una licenza media per saper provare una flessione economica, ma non serve neanche quella per la prova contraria, cioè il dato reddituale del trimestre Gennaio – Marzo 2013 da confrontare con quello di quest’anno. Da questo semplice esame, ha risposto l’Amministrazione, si dimostra come il calo dei consumi non può essere imputato alla chiusura della zona di piazza Cairoli. Ci chiediamo però adesso quale disturbo, a titolo oneroso chiaramente, si siano dovuti prendere i commercianti per incaricare due avvocati di preparare la diffida al Comune (avranno dovuto rinunciare allle vacanze sicuramente, o anche solo al caffè mattutino). Questi ed altri sono i ben pensanti: quelli che non sanno valutare, che sanno solo lamentarsi. Sono della stessa risma di coloro che vogliono sventrare la Valle di Susa con un treno inutile, che attraversa una montagna piena di amianto, con un cantiere che durerà 15 anni e tutte le implicazioni del caso. Questi pensano bene, figuratevi quando penseranno male cosa riusciranno a fare…

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