Doveva essere battglia all’ultimo voto tra i pentastallati e il Pd. Doveva essere la battaglia che poteva stravolgere il destino politico del governo Renzi. Ma ad essere stravolte sono state le aspettative di tutti. Ci ha pensato il 58% della popolazione italiana recatasi alle urne a stravolgere tutto e a regalare a Renzi un successo incredibile, che ha ridimensionamento Grillo, e il terzo incomodo Berlusconi che deve abbandonarsi alla delusione di essere ormai soltanto la terzo scelta. Le elezioni Europee (e Comunali) si sono trasformate in un vero plebiscito per il Partito democratico, il cui successo (seppur con i dati ancora parziali) è arrivato oltre ogni più rosea aspettativa. I dati parlano chiaramente di una vittoria più che schiacciante per i democratici: con quasi tutte le schede scrutinate, infatti, il Pd è al 42,83% dei consensi. Un utopia fino a poche ore fa, sia per il partito che per il suo leader, con il voto che ha rappresentato una fiducia del popolo sull’operato del governo. Lo stesso Renzi, del resto non ha nascosto la sua gioia: “Un risultato storico. Sono commosso e determinato adesso al lavoro per un’Italia che cambi l’Europa. Grazie #unoxuno #senza paura” ha scritto su Twitter limitando la sua gioia ai 140 caratteri e rimandando alle prossime ore la conferenza stampa per commentare il trionfo. Trionfo dettato dai distacchi. Il Movimento 5 stelle, da più parti indicato come vero spauracchio (e addirittura come favorito) del Pd, si è fermato poco sopra il 20% (20,84%), il che significa quasi 22 punti di distacco. Il #vinciamo noi si è tramutato in #vinciamopoi: i 5 Stelle sono stati sorpassati e doppiati, il che pone seri dubbi sulla bontà della strategia elettorale di Grillo e Casaleggio. E se il M5s non ride, Forza Italia è costretta a piangere e a leccarsi le ferite. L’impatto di Silvio Berlusconi sul voto, infatti, è stato pressoché nullo: Forza Italia è ferma al 15,60%, in netto calo rispetto alle scorse politiche che potrebbero decretare la fine della carriera politica del Cavaliere.Un altro Matteo, può vantarsi di aver stravinto la sua battaglia, si tratta di Salvini. Con l’avvento del nuovo segretario federale la Lega ha ritrovato nuova linfa nelle urne, che hanno premiato il Carroccio con il 5,94%, portandolo ben al di sopra della soglia di sbarramento e delle aspettative. Rischiano e si accontentano di restare attaccati alla soglia di sbarramento, invece, sia la Lista Tsipras che la coalizione formata da Ncd e Udc. La formazione che fa riferimento al leader della sinistra greca, infatti, è al 4,28%, ovvero poco sopra lo spartiacque che definisce l’entrata nel Parlamento europeo. Un risultato interlocutorio, quindi, che potrebbe diventare beffa qualora il proseguimento dello spoglio riservasse sorprese negative. Discorso simile, ma ancora più preoccupante per Alfano e Casini, fermi ad 4,11% che mette entrambi in una posizione di rischio (restano in vita soprattutto grazie ai voti arrivati dal Sud, con il flop soprattutto nella circoscrizione Italia centrale). Buon risultato, invece, per Fratelli d’Italia, a mezzo punto da quel 4% che garantirebbe loro l’ingresso nel parlamento Ue. In termini di coalizioni, sembra clamoroso il tracollo del centrodestra: il tonfo di Forza Italia e il modesto risultato di Alfano, infatti, mettono chi ha governato il Paese per anni in una posizione di netta inferioriinferiorità non solo nei confronti del Pd (al suo massimo storico), ma anche nei confronti del Movimento 5 stelle. In tal senso, onesta latente di Maurizio Gasparri: “C’è necessità di guardare ad una nuova leadership”.
L’Europa che si è affidata all’euro scetticismo (come per esempio in Francia con Marine Le Pen, e in Gran Bretagna con Farage) in Italia ha preferito affidarsi al proprio premier dandogli fiducia così come in Germania. Ma, non dimentichiamoci, che tutti dovranno farsi una lavata di coscienza. Chi ce l’ha fatta a raggiungere l’Europa, adesso, non ce la lasci perdere.