The Departed by Gela. Questa volta i protagonisti del film non sono Leonardo Di Caprio e Matt Damon e Mark Wahlberg, ma quattro carabinieri poco intenti a proteggere lo Stato, e più propensi a proteggere e servire lo stato criminale, quasi come degli infiltrati qualsiasi. I loro mandati di arresto non sono uno scherzo, ma il risultato di un’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta riguardanti una serie di estorsioni e truffe, sfociata appunto, nell’arresto di otto persone tra cui quattro carabinieri, uno dei quali è stato subito portato dai suoi colleghi dietro le sbarre, mentre gli altri sono tutti ai domiciliari. Dovranno rispondere, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dalle finalità mafiose, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico, millantato credito, truffa ed altri reati. I “militari” coinvolti sono due marescialli e due carabinieri semplici. Tutti e quattro da tempo prestavano servizio al Reparto Territoriale di Gela. Uno di loro aveva da poco lasciato le forze dell’ordine per sopraggiunti limiti di età.
Secondo le indagini del comando provinciale dei carabinieri, guidato dal colonnello Angelo De Quarto, è emerso che i quattro militari avrebbero intrattenuto fitti rapporti con le forze dell’ordine del crimine, ragion per cui dovranno rispondere del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Dalle attività investigative riscontrate sono stati ricostruiti episodi di estorsione consumati dal clan ai danni di un imprenditore gelese e di corruzione dello stesso imprenditore (anche lui colpito dall’ordinanza) allo scopo di acquisire informazioni riservate, mediante la visione di fascicoli d’ufficio e l’accesso abusivo alle banche dati.
I provvedimenti cautelari, firmati dal Gip di Caltanissetta, scaturiscono da un’inchiesta della Dda originata dalle dichiarazioni di un pentito del clan di Gela guidato dal boss Giuseppe Alferi, che pianificava ritorsioni contro gli imprenditori che si ribellavano al racket. Nel frattempo Martin Scrozese si sarebbe già attivato per inviare le proprie congratulazioni ai quattro carabinieri, per aver interpretato (quasi) perfettamente il loro lavoro da infiltrati.