5 maggio 1994 San Paolo - Il Brasile piange un idolo: Ayrton Senna da Silva, il pilota di Formula 1 morto durante una gara all’apice della fama e della carriera. Il Brasile è in lutto per Ayrton, straordinario campione che sfidava la morte, simbolo del successo in un paese in perenne affanno economico. La sua favola termina all’improvviso a 300 km/h sul circuito di Imola (San Marino). Le immagini dell’incidente vengono viste da più di due miliardi di persone di tutto il Mondo. Forse è la prima volta che la morte di un campione suscita un’emozione tanto vasta. La gente stava seppellendo un idolo. “Il pericolo è sempre in agguato nella formula 1, ogni volta che ci si mette al volante ci si espone a certi rischi. Esistono rischi calcolati e situazioni imprevedibili che possono accadere, e si può scomparire, così, in una frazione di secondo. Perciò ci si rende conto che non si è nessuno, che la vita potrebbe finire all’improvviso. Fa parte del nostro lavoro, dobbiamo affrontare questo fatto con professionalità e serenità, oppure è meglio lasciar perdere, fermarsi e non correre più. Ma io amo troppo ciò che faccio per fermarmi, non posso lasciar perdere, fa parte della mia vita”. Oltre alla concentrazione è anche la fede a dare forza a Senna, crede intensamente a Dio e lo dichiara apertamente dopo il suo primo campionato del Mondo nel 1988: “Ho avuto un’esperienza molto particolare, ho sentito la presenza di Dio molto intensamente per tutto il week-end, soprattutto nel giorno della gara. Ho sentito che ero con lui, che lui era con me. E’ un’esperienza che molti hanno già vissuto, ma che pochi hanno il coraggio di confessare perché è un argomento delicato, ma io non ho paura a parlarne.” Senna è uno degli emblemi, e oserei aggiungere anche degli esempi da seguire, dello sport mondiale. A renderlo un’icona, oltre ai successi in pista (41 vittorie e 80 podi in 161 gran premi disputati) anche le sue idee in tema di sicurezza. Dopo quel 1º maggio la F1 ha compiuto notevoli progressi (grazie ai suoi consigli) per rendere le monoposto e i circuiti più sicuri: da quel maledetto giorno non si sono più verificati incidenti mortali.
Perché proprio tu, Ayrton? Perché? Tanti campioni ci hanno lasciato. Tanti ci hanno commosso, emozionato, turbato, ma tu, solo tu, sei riuscito a farlo in pista e nella vita. Le tue prodezze e la tua generosità, la grinta e l’umanità. Come te nessuno mai, capace di trasformare il pianto di un popolo in un sorriso di gioia, i suoi poveri stracci in orgogliose bandiere. Quanti bambini, nel tuo paese, sognavano di volare via sulla tua macchina, per fuggire con te dalla miseria e dal terrore? E quanti, grazie a te, ce l’ hanno fatta? “Dobbiamo dare a tutti una possibilità” – eri solito dire. Chi asciugherà adesso le lacrime del bimbo di San Paolo, scalzo, nella sua favela? Nessuno, Ayrton. Nessuno. A molti mancherai: la tua gente ha perso un eroe, i tuoi avversari un esempio. Con lampi di genio hai illuminato giornate di pioggia, con imprese ardite ci hai fatto sognare. Prima del tuo arrivo le corse erano ordinarie; dopo la tua partenza, tristi. Tra questi due momenti dieci anni splendidi, combattuti, difficili, indimenticabili: i tuoi. Vivevi per la velocità e ti specchiavi nell’asfalto, cercavi la perfezione e trovavi te stesso, fulmine verde-oro negli incubi dei tuoi rivali. Eppure non ti bastava. Le lancette dell’orologio erano sempre troppo lente per te, nato per sfidare il tempo alla ricerca di confini remoti e familiari. Te ne sei andato com’eri venuto: piede giù e tutti dietro, loro a inseguire una scia che si allontana, tu a tracciarne sempre di nuove nell’azzurro di nubi diradate, svanite, cancellate da un raggio luminoso, dolce e crudele. Quello che mai sparirà è il tuo ricordo. E’ stata necessaria la morte del suo più grande campione perché la formula 1 facesse della sicurezza una priorità. Il Brasile rende omaggio al suo più grande eroe con 3 giorni di lutto nazionale. Senna oggi riposa per sempre nel cimitero di San Paolo e sulla sua lapide si legge “Nado pode me separar do amor de Deus” ma lui continua a vivere nel cuore e nei pensieri dei suoi fan e di tutti coloro che non smettono di sognare di vedere sfrecciare un casco verde-oro, perché come lui stesso amava ripetere: “Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita.” In questi giorni (30 aprile-1 maggio) a Imola si è tenuta la manifestazione “ Ayrton Senna – Roland Ratzenberger Imola 1994-2014 tribute” realizzata per iniziativa del Comune di Imola con l’autodromo Enzo e Dino Ferrari e il portale F1Passion.it, con il patrocinio dell’Istituto Ayrton Senna di San Paolo del Brasile. Il tutto è nato da un’idea di Ezio Zermiani che ha idealmente “inviato” una lettera al pilota brasiliano: “Caro Ayrton, sono passati vent’anni dal quel lungo week end di paura ad Imola. Da quel Gran Premio che non riuscisti a completare. Da allora, ogni giorno abbiamo parlato di te, con i tuoi record che vengono raggiunti, con quelli che vengono superati (…se però ci fossi ancora, chissà!), con le pole strappate all’ultimo secondo, con i tuoi sorpassi calibrati, con la tua maniacale precisione, con i tuoi sorrisi tristi e i progetti per il “dopo” con la tua Fondazione. C’è ancora tutto questo nei nostri pensieri. Che ne dici se il primo week end di maggio ci troviamo ad Imola con le tue macchine, i tuoi amici, i tuoi sogni?”
1 maggio 1994 Imola – Sono le ore 13:30, c’è molto fermento nella pit-lane perché la gara comincia alle 14.00 e Ayrton Senna decide di portare all’interno della sua Williams una piccola bandiera austriaca da esporre a fine gara in ricordo dell’amico Ratzenberger (morto durante le qualifiche il giorno prima). Ayrton aveva l’abitudine di attendere il via dentro la macchina, con le imbragature allacciate. Lo ha fatto anche quel giorno ma, cosa del tutto insolita, togliendosi il casco e mostrando il suo volto terribilmente serio, non rispettando le sue consuetudini. Sembrava che sapesse cosa stava per accadere o che avrebbe avuto problemi con la macchina dal modo in cui la guardava (non lo aveva mai fatto prima d’ora in 10 anni di carriera). Semplice fatalità o aveva intuito qualcosa? Chissà, fatto sta che la serie di eventi infausti continua: subito dopo la partenza una collisione tra due macchine interrompe la gara: la Lotus di Lamy impatta sulla Benetton di Letho ferendo 9 spettatori colpiti dai rottami delle vetture . Quando la pista viene ripulita da tutti i detriti, le macchine seguono impazientemente la Safety Car per 6 giri; poi il gruppo può ripartire: sono le 14:18 e siamo al 7° giro con Ayrton Senna, già in testa seguito da un giovanissimo Michael Schumacher, che esce di pista alla curva del Tamburello. Lo schianto, a 300 chilometri l’ora, gli è fatale. E in quel momento il tempo si fermò, la freccia azzurra si bloccò in un istante, gli alberi smisero di ondeggiare, le persone smisero di urlare, gli uccelli di volare, non si sentiva più lo scorrere del fiume, c’era solo una foglia che rotolava sull’asfalto ancora caldo…il sole andava a riflettere i suoi raggi sulle lamiere delle macchine, che ferme immobili scrutavano da lontano una sagoma blu, troppo veloce da raggiungere, gli spettatori alla curva aspettavano lo sfrecciare di quel casco giallo, la lancetta dell’orologio stentava a scoccare il secondo per paura di essere ancora troppo lenta per quel pilota, le bandiere giallo verdi che spuntavano dalla collina cercavano disperatamente il vento, ma ce n’era solo per lui, e quella freccia correva, correva, una curva dopo l’altra saliva alla variante e subito dopo spuntava alla Tosa, era una giornata di sole, ma contornata da neri ricordi di quella prima, non un buon giorno per correre, ma quel piccolo pilota era abituato a sfide ben peggiori di una macchina nervosa e di falsi amici che non aiutano, doveva esser facile, partire, seminare le due rosse, il tedesco e andare a vincere, ma ben più grande doveva essere la paura sotto quel casco, non la morte che ti accompagna ad ogni curva e ti rincorre in rettilineo, ma la paura di non aver più futuro, paura di dover smettere, un giorno, di correre, perché non si può smettere di respirare, se no si “muore”, ma ben peggio per il piccolo pilota era morire dentro, smettere di respirare l’aria che è ben diversa quando ti arriva a duecento all’ora, quella freccia blu doveva essere un riscatto, per il mondiale rubato nell’89 e la macchina troppo lenta del 93, bisognava vincere quella domenica, senza errori, per portare a casa punti preziosi, per riempire ancora i polmoni dell’aria che si respira dal gradino più alto del podio, quando sei al di sopra di tutti, ma bisognava vincere anche per ricordare, per sventolare la bandiera dell’amico Ratzenberger. La pole non bastava, il tempo era troppo poco, bisognava vincere, ma non bastava la macchina più veloce, non bastavano le preghiere, non bastava essere il migliore di tutti, la dove nessuno può arrivare vi era scritto come doveva finire, chi sa come deve essere la vita vista da dentro un casco, ti passa accanto così veloce, oppure è talmente veloce che ti permette di afferrare ogni singolo attimo e rimanerne attaccato per sempre, chissà quanti pensieri saranno passati nella mente di quel piccolo pilota in quell’istante, quale attimo avrà afferrato da portare con se, forse più di uno, ma non ci sono tante tasche nella tuta di un pilota, quando la freccia azzurra si bloccò, il piccolo pilota scese, riattaccò il volante, si tolse il casco, consapevole di quello che gli sarebbe successo diede un occhiata in giro, al pubblico, alla macchina, un bambino che era seduto sugli spalti, gli sorrise e con le tasche piene di ricordi se ne andò, tanto noi sappiamo che avrebbe vinto lui, come sempre.
CHI ERA SENNA:
Ayrton Senna da Silva (San Paolo, 21 marzo 1960 – Bologna, 1º maggio 1994) è stato un pilota automobilistico brasiliano, tre volte Campione del mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991. È ancora considerato uno dei piloti di Formula 1 più forti (se non il più forte) di tutti i tempi. Imprendibile in condizioni di asciutto, ineguagliabile anche e soprattutto sul bagnato, riuscendo spesso in imprese entusiasmanti. Coniugava la capacità di portare al limite la propria monoposto con una grande sensibilità nella messa a punto e nella scelta degli pneumatici. Particolarmente veloce sul giro in prova, Senna è stato il pilota ad avere ottenuto più pole position in rapporto ai Gran Premi disputati, ed è il terzo pilota in classifica per numero di vittorie dietro a Michael Schumacher (91) e Alain Prost, suo eterno rivale. Esordisce in Formula 1 nel Gran Premio del Brasile 1984 su Toleman-Hart, una piccola scuderia inglese, con la quale ottiene ottimi risultati mai ottenuti prima dal Team (vedi Monaco 84 sotto il diluvio). Nel 1985 viene ingaggiato dalla Lotus ottenendo subito la sua prima vittoria in Portogallo, anche questo GP corso sotto la pioggia. In 3 anni con la Lotus ha concluso due volte al quarto e una al terzo posto nel Mondiale e ottenendo 16 pole, 6 vittorie e altrettanti giri veloci. Nel 1988 passa alla più competitiva McLaren-Honda, trovando come compagno di scuderia “il Professore” Prost, con il quale comincia subito una rivalità destinata a segnare per sempre la Formula 1. La McLaren è una vettura superiore infatti i due vincono ben 15 dei 16 gran premi in programma. Con 8 vittorie (e 13 pole all’epoca record assoluto) all’attivo Senna riesce a realizzare il suo sogno aggiudicandosi il titolo mondiale a Suzuka (Giappone) con una gara d’anticipo. Il 1989 vede Senna vittorioso in 3 delle prime 4 gare. A Imola la lotta con Prost si è fatta ancora più accentuata perché tra i due c’era un accordo di non superarsi durante il primo giro, ma Senna ha vinto il GP violando il patto. Lo scontro totale lo abbiamo durante il Gp del Giappone a sei giri dalla fine: entrambi si contendono il mondiale, Prost chiude la traiettoria ad Ayrton durante un tentativo di sorpasso di quest’ultimo. Ancora oggi si parla di questa manovra e i sostenitori dei due piloti non riescono a mettersi d’accordo: il “professore” aveva il diritto di traiettoria avendo il muso della macchina più avanti rispetto a quella del brasiliano ma la sua sterzata sembra anticipata rispetto agli altri giri. Prost è costretto al ritiro mentre Senna riparte grazie all’aiuto dei commissari, diventando campione del mondo per la seconda volta ma viene poi squalificato per il taglio della chicane in occasione dell’incidente. L’anno dopo i due non sono più compagni perché il francese passa alla Ferrari, ma il copione non cambia: GP del Giappone, Senna parte in pole (poco prima della partenza la pole viene spostata sul lato sporco della pista: ennesimo sgarbo al brasiliano?) ma in partenza viene superato dal rivale che ancora una volta chiude la traiettoria alla prima curva ma stavolta il brasiliano ritarda la frenata speronando la ferrari e ritirandosi entrambi. Il brasiliano era Campione del Mondo per la seconda volta e questa volta lo era veramente e fine gara dichiara: “A volte le gare finiscono a sei giri dal termine, a volte alla prima curva”, riferito all’episodio dell’anno precedente che al contrario ha penalizzato lui anziché Prost. Nel 91, nonostante la superiorità della Williams, Senna è ancora campione grazie anche all’inaffidabilità dei rivali. Il biennio 92-93 è caratterizzato dallo strapotere della Williams, dotata di sospensioni attive. Durante il Gran Premio del Belgio a seguito di un incidente, la Ligier del pilota francese Erik Comas carambola a centro pista e il pilota sviene col motore acceso. Il primo pilota a fermarsi è Ayrton Senna che, rischiando la vita, spegne il motore e raddrizza la testa del pilota francese, muovendola verso una posizione più naturale. Dopo l’abbandono di Honda Senna passa in Williams andando a prendere il sedile lasciato libero dal suo più acerrimo rivale: Prost, che ha dato l’addio alle corse. Due pole e due ritiri nelle prime due gare, entrambe vinte da un allora giovanissimo Michael Schumacher. Si va a Imola e il brasiliano ottiene la terza pole-position consecutiva. Come va a finire la gara lo sappiamo tutti… In carriera ha vinto tre titoli mondiali, 41 vittorie (ben 6 a Montecarlo), ottenendo 65 pole-position: da molti è considerato il miglio pilota della Formula 1.
L’ESPLOSIONE: MONACO 84
3 giugno 1984: per gli amanti della Formula 1 questo giorno verrà ricordato come la nascita di una nuova stella, Ayrton Senna. Quel giorno il principato si sveglia sotto un vero e proprio diluvio. Alla partenza Alain Prost, autore della pole position, scatta fulmineo al volante della sua McLaren seguito come un’ombra da Nigel Mansell, mentre dietro le due Renault si scontrano tra loro coinvolgendo nella carambola anche i due alfieri italiani De Angelis e Patrese. Da quel groviglio di vetture rimase ferito il francese Patrick Tambay, il quale riportò una frattura al perone. Un altro italiano, De Cesaris, nonostante l’ottimo potenziale espresso su pista bagnata nel warm up fu costretto al ritiro nel corso del primo giro. Intanto, in testa al gruppo si scatenò il leone Mansell. L’inglese, dopo aver superato Prost, si avvantaggiò sul francese guidando come un dannato, ma al quindicesimo giro l’indole focosa di Nigel prese il sopravvento, e nella salita che porta al Casinò, la sua Lotus – dopo essere andata in acquaplaning – urtò le barriere e ruppe una sospensione. Si riportò al comando Prost, seguito da un attento Lauda, mentre il pubblico si esaltava per lo spettacolo offerto nelle retrovie da i due giovani più promettenti di quell’annata, Senna e Bellof. Ayrton, partito tredicesimo, grazie ad un feeling innato su pista bagnata superò gente ben più blasonata del calibro di Rosberg, Arnoux e Lauda, portandosi, al ventesimo giro, a soli trenta secondi dal capofila Prost. Anche Bellof impartì lezioni di guida a tutti, seguendo Senna nei torrenti d’acqua che solcavano le vie del principato. Senna sente odore di vittoria. A trenta giri dalla fine il distacco dal francese della McLaren era di soli dieci secondi e la pioggia non accennava a diminuire. Prost, intuendo il pericolo, fece segno dall’abitacolo che le condizioni stavano diventando seriamente proibitive e l’allora direttore di gara Jacky Ickx sventolò la bandiera rossa ponendo fine alla gara. Le polemiche furono furiose. Ickx era all’epoca pilota ufficiale della Porsche nell’Endurance,e la Mclaren di Prost montava motori Porsche. Un solo giro in più e la Toleman di Ayrton avrebbe superato la vettura del rivale francese. Tuttavia, ai box i meccanici del brasiliano festeggiarono, non solo per l’inaspettato secondo posto ottenuto grazie ad una guida sopraffina, ma anche perché, al rientro della vettura si accorsero che Senna aveva danneggiato leggermente una sospensione e sarebbe stata probabilmente dura finire la gara visto che mancavano ancora 47 giri. Il 3 giugno 1984 Alain Prost era certamente un pilota soddisfatto per essere riuscito a vincere sul circuito più ostico del mondiale, ma non poteva certo immaginare che quel giorno sarebbe nata una rivalità destinata a diventare storica.
LA VITTORIA PIU’ BELLA: BRASILE 91
Il controverso e spettacolare circuito di Interlagos è sempre stato teatro di gare indimenticabili, ma l’episodio più bello relativo a questo circuito è certamente legato a chi quella bandiera, verde-gialla-blu, la faceva sventolare un pò ovunque nel mondo: Ayrton Senna.
24 marzo 1991: il campione del mondo in carica inseguiva per l’ennesima volta la vittoria davanti alla sua gente, al suo paese. Per ogni pilota vincere e festeggiare con il proprio pubblico è certamente la più emozionante, ma per Ayrton il Brasile era motivo di orgoglio e vincere a casa sua era probabilmente la sfida che più lo attanagliava; non c’era mai riuscito e questa cosa probabilmente lo assillava in maniera insopportabile. Forse quella era la volta buona. Ayrton aveva ottenuto la pole position, in partenza mantiene il comando davanti a Patrese e Mansell riuscendo a mettere tra sé e il duo Williams circa 3 secondi. Mansell tiene duro, fino al 50° giro, quando una foratura lo costringe ad un’ulteriore sosta ai box. Dieci giri dopo però è Senna ad essere nei guai. Il cambio fa le bizze e la quarta è andata; l’agognata vittoria comincia a sfuggire di mano al brasiliano anche questa volta. Fortunatamente per Senna, Mansell si ritira appena un giro dopo proprio per problemi al cambio ma per Ayrton la preoccupazione è un’altra: passano i giri e il cambio della sua McLaren perde altre marce (gli resta solo la sesta) ma con le curve lente di Interlagos è quasi impossibile vedere la bandiera a scacchi. Il brasiliano non molla e cerca di far funzionare il cambio “con le cattive” e guidando con grandissima maestria. Il campione del mondo gira circa 5 secondi più lento di Patrese, anch’egli con problemi al cambio, ma resiste. La voglia di vincere è troppa. La McLaren quasi si ferma nei tornantini, ma Ayrton prosegue la sua pazza corsa. Come se non bastasse, durante gli ultimi giri arriva un improvviso temporale; il camera car inquadra Senna sbracciarsi per indicare ai commissari che la pista si sta bagnando velocemente. Un tentativo disperato per far finire prima quell’agonia. Nulla da fare, si continua fino alla fine! Ayrton taglia il traguardo per primo in un grido di gioia mista a dolore. E’ lo sfogo più naturale possibile. Finalmente ce l’ha fatta: il GP del Brasile è suo! Quasi non ce la fa a raggiungere il podio; la lotta con il cambio della sua McLaren gli ha quasi paralizzato dallo sforzo il braccio destro, tanto che sul podio quasi non riesce ad alzare la coppa del vincitore. E’ l’ultimo sforzo da fare per accorgersi davvero di aver vinto il GP di casa. Altro che strategie, quel giorno il cambio si è rotto per davvero! Ma la straordinaria forza di volontà di Ayrton, nonostante il cambio bloccato in sesta, gli ha donato probabilmente la vittoria più bella della sua gloriosa carriera.
IL CAPOLAVORO: DONINGTON 93
Pasqua del 1993: Ayrton Senna scrive una pagina di storia della Formula 1. La McLaren non era abbastanza veloce : in qualifica le Williams avevano fatto il vuoto, dando più di un secondo a Senna. Dalla sua posizione alla leadership c’erano ben 3 piloti: Schumacher, Hill e Prost; con le scarse prestazioni della macchina sarebbe stata un’impresa ardua riuscire a chiudere davanti al francese. Ma lassù qualcuno voleva bene ad Ayrton, e quella domenica fece scendere sul circuito un vero e proprio acquazzone. Così al via il tracciato era estremamente bagnato. Roba che al giorno d’oggi rinvierebbero la partenza. Ma allora si che erano bei tempi, e venne dato il via alla regolare procedura di partenza. I piloti fecero un lento giro di ricognizione, guidati dalla Williams di Prost. Ognuno si fermò nella propria posizione di partenza. Sventola la bandiera verde. Si spengono i semafori e parte le gara. Tutti sembrano partire bene, e Senna va ad insidiare Schumacher subito dopo poche decine di metri. Il brasiliano però pizzica la riga bianca al lato della pista e scoda e deve staccare il piede per evitare il testacoda. Intanto Wendlinger ha passato entrambi all’interno. Appena prima della prima curva Senna si getta subito all’interno di Schumacher così da guadagnare metri preziosi, infatti in uscita è lui a trovare una migliore accelerazione e a sfilare il tedesco sfruttando un grip che solo lui poteva trovare. Dopo un breve rettilineo Senna si trova in quarta posizione. Ci sono delle curve veloci a questo punto, le Craner Curves, e il brasiliano sembra tirare dritto: Wendlinger si tiene all’interno, mentre Senna sfreccia all’esterno, su una traiettoria impossibile e lo passa con un sorpasso da manuale. A questo punto la Mclaren numero 8 si mette all’inseguimento di Damon Hill. Dopo due curve è già negli scarichi della sua Williams, e alla successiva staccata, a McLean’s, ecco che anche l’inglese è vinto e lascia passare il campione brasiliano all’interno. Intanto Prost con l’altra Williams ha preso qualche metro di vantaggio. Non tantissimo, ma nemmeno un distacco colmabile in un rettilineo. E infatti Ayrton sfrutta la lenta chicane di Donington alla perfezione guadagnando quel poco che gli bastava. Al tornantino è scacco matto!! Senna è primo! E non è ancora finito il primo giro!! Ha seminato 4 avversari in poche centinaia di metri, dando lezioni di guida a tutto il circus, riuscendo a umiliare anche le leggi della fisica!! Da lì in poi la gara è un monologo anche se Ayrton rientra ben 5 volte a sostituire le gomme, trovandosi a volte a dover guidare con gomme slick su tratti di pista allagati, e anche in quei casi è comunque più veloce di tutti gli altri. Una volta addirittura rientra e i suoi meccanici non sono pronti, così è costretto a tirar dritto. Prost si ferma ai box per ben 7 volte, facendo diventare la gara un vero e proprio calvario. Alla fine i numeri sono umilianti per chi non si chiama Ayrton Senna: l’unica vettura non doppiata dalla McLaren del brasiliano è la Williams di Damon Hill. Prost arriva al traguardo con un giro di ritardo. Ayrton Senna, con questa gara, si è definitivamente consacrato come il più grande pilota di tutti i tempi. Dopo Fangio e Clark sarà lui, ora, la pietra di paragone per la generazione futura di piloti.” Ma Ayrton era sicuro che fosse stato Lui (Dio) a concedergli quella vittoria.