Mario Francese nasce a Siracusa il 6 Febbraio del 1925. La sua carriera comincia come telescriventista dell’ANSA e in seguito comincia a lavorare a Catania come giornalista per il quotidiano “La Sicilia”.
Nel 1958 viene assunto all’ufficio stampa come dipendente della Regione Siciliana e nello stesso periodo comincia una collaborazione con “Il Giornale di Sicilia” di Palermo.
Nel 1968 si licenzia dall’ufficio stampa per dedicarsi in toto al lavoro di giornalista per il giornale nel quale si occuperà di cronaca giudiziaria entrando così in contatto con le critiche realtà palermitane.
La città stretta nella morsa della mafia diventa palcoscenico di alcuni episodi tristemente noti, come la Strage di Ciaculli, della quale egli stesso si occupa insieme a molte altre inchieste. In una di queste ultime Francese si sofferma nell’analisi dettagliata dell’organizzazione mafiosa e nella descrizione della gerarchia mafiosa corleonese.
Fu l’unico giornalista che riuscì ad intervistare Antonietta Bagarella, moglie di Totò Riina. Dopo la
morte di Cosimo Cristina fu uno dei pochi ad affermare che quello fosse un omicidio commissionato dalla mafia e non un suicidio. La sera del 26 Gennaio 1979 lo uccisero sotto casa.
Fu il primo a vedere in Totò Riina e nei corleonesi la reale pericolosità che poi essi stessi dimostrarono.
Dopo 22 anni dalla sua morte sono stati condannati come mandanti dell’omicidio Totò Riina, Leoluca Bagarella (esecutore materiale dell’omicidio) Michele Greco, Bernardo Provenzano e Francesco Madonia.
Sembra una pellicola già vista, una storia già sentita, lui come molti altri uccisi allo stesso modo; la loro vita estirpata, brutalmente, senza soffermarsi sulle conseguenze di una morte, della fine di una vita.