(Non) C’era (nemmeno) una volta in Sicilia. #4
Siamo arrivati alla quarta puntata della rubrica (Non) c’era (nemmeno) una volta in Sicilia
- Cronaca
- 30/03/2014

Nella Terra di Mezzo non c’erano solo disagi e cose mal funzionanti. La Terra di Mezzo era pienissima, anche, di opere maestose e di rara bellezza. Opere che derivano sia dalla mano della natura, e sia da quella, dell’uomo. Ma è lo stesso uomo che ha in se l’indomabile istinto, di distruggere tutto. Forse perché non meritevole, e accecato, di cotanta bellezza ha l’inconscio desiderio di distruggere tutto, di distruggere il cuore della sua terra.
Capitolo 4: La lenta morte dei centri storici.
Le città, della Terra di Mezzo, hanno sempre goduto di raro splendore. Tutte! Nessuna esclusa! Esse, sono fonti inesauribili di conoscenza del passato, del presente e del futuro. Che trovano il punto più forte da dove trarre la lor vita, dai centri storici. Che, così come fa il cuore nel corpo umano, ha il compito e dovere di permettere a tutti gli altri organi, di compiere al meglio il loro lavoro. Ogni città gode di un cuore che pulsa potentemente. Di un cuore nato in salute, ma soggetto ad ammalarsi spesso, di una tachicardia violenta. Cosa potrebbe succedere, se la tachicardia, avesse la meglio?
…
Incontri ravvicinati del “terzo tipo”, delinquenza diffusa tra i più giovani che vi abitano, disordine, case abbandonate, e case abbandonate che crollano. Come se non bastasse ciò, va registrata l’assenza totale dello Stato. Sono queste le principali caratteristiche negative che stanno avendo il sopravvento, su ciò che di meraviglioso è stato costruito, tentando inconsciamente (ma nom troppo) di distruggere i centri storici.
Ogni città ha la fortuna di possederne più di uno. E di godere, materialmente, del corso della storia. Ma ciò si sta rivelando un onere, più che un onore, per la nostra terra, a causa delle tristi degenerazioni, con cui devono fare i conti: i sapori, i profumi, e le opere creare da chi a messo piede in Sicilia. L’esempio più evidente è Palermo. Il capoluogo siciliano in grado di affascinare da sempre per la storia, le tradizioni, il folklore, le luci, i colori… vive nelle strade del suo centro storico, anche le peggiori vicende di cronaca. Dai crolli delle case abbandonate alla “Vucciria”, passando dai “fermi artistici” a colpi di sciabole e pistole, per le vie di “Ballarò”. Con la polizia che fatica ad intervenire. Per utilizzare un eufemismo, i centri storici, da cuore della città, si stanno trasformando in “stati” veri e propri. Dove a fare le leggi non il governo, ma, i vari “capizona”. Il loro potere è unico e non divisibile. Chi tenta il “colpo di stato” non se la caverà, bene. E pensare che basterebbero pochi accorgimenti per ribaltare questo fenomeno. Ad esempio, aumentare la presenza delle forze dell’ordine nelle vie, delle zone, più disagiate. Basterebbe questo per si che, il forestiero, possa godersi i sapori tipici dei centri storici, senza badare ad altre preoccupazioni che non riguardino il solo non sporcarsi con l’olio caldo delle panelle, delle arancine, della milza, delle crocchè, e così via.
Non meno inquinante è la situazione delle vecchie abitazioni, abbandonate a se stesse, dai loro padroni che magari le hanno pure ereditate contro voglia, quelle case. A tale riguardo, è da annotare, l’iniziativa del comune di Ganci che, consiste, nel cedere gratuitamente vecchi immobili fatiscenti e pericolanti del centro storico. Unico obbligo, per i nuovi proprietari, pena la decadenza, è la stipula dell’atto pubblico di acquisto della casa sostenendo solo le spese del rogito notarile e d’ufficio e, procedere, alla ristrutturazione e al recupero dell’abitazione, entro i prossimi due anni. Anche la Regione, sembra si stia muovendo a riguardo, con un finanziamento di 45 milioni di euro, per salvare i centri storici di 13 città. Tra le quali Palermo (dove ben 1500 edifici rischiano di crollare da un momento all’altro), Noto (tra le più bisognose) e Favara (dove l’ultimo crollo ha, anche, prodotto vittime).
Insomma, basterebbe pochissimo per permettere al cuore delle nostre città, di tornare a battere al giusto ritmo. In Sicilia ci siamo sempre privati di troppe cose. Non priviamoci, anche, dei piaceri che possiamo concedere ai nostri occhi, e al nostro palato, solo grazie al cuore.
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