La Danimarca a favore della vita, non solo giuridicamente, ma anche con i fatti
La Danimarca, secondo alcuni studi e diversi sondaggi, viene considerato il “paese più felice del mondo”, in cui vige una civiltà sana e un grande amore per l’ambiente. Un piccolo stato ghiacciato che, paradossalmente, scalda i cuori dei suoi abitanti. O, almeno, questo è quanto emerge dai racconti dei nostri emigrati…

In Italia si parla tanto del diritto alla vita e del disprezzo nei confronti di ogni forma di interruzione di quest’ultima. Ma nei fatti, nella realtà, lo Stato incentiva la vita, la serenità e il benessere dei suoi cittadini? Molti italiani, probabilmente, proveranno una certa esitazione nel rispondere, ma i Danesi no: risponderebbero, sicuramente con una certa determinazione, affermativamente. Dall’esperienza di alcuni italiani emigrati e da alcuni studi condotti sul Nord Europa, la Danimarca viene definito “Il paese dei sogni”. Sono i numeri a parlare, si pensi infatti che lo stato scandinavo è il secondo paese del mondo per equa distribuzione del reddito.
E’ molto forte, inoltre, il rispetto per l’ambiente, per la vita e per l’istruzione. Tanto è vero che, la maggior parte della popolazione gira per la città comodamente in bicicletta, indipendentemente dalle condizioni climatiche che, sopratutto in inverno, sono piuttosto rigide. Ma non solo, chi compra delle auto nuove e butta via le “vecchie carrette” che possiede, è sottoposto a tasse salatissime e viene, tra l’altro, considerato una pecora nera in città di mosche bianche. Questo perché si disincentiva in ogni modo l’utilizzo delle auto, per scongiurare l’aumento dello smog e la cristallizzazione delle strade, eventualmente causata dal traffico. I politici girano per strada, anch’essi, in comode e – se è il caso – costosissime biciclette.
Per quanto riguarda l’istruzione, ritenuta fondamentale dallo stato danese, è sottoposta a continui incentivi. Basti pensare agli studenti universitari che, ogni mese, percepiscono uno stipendio, chiamato appunto “stipendio dello studente”. Visto che lo stato considera lo studio un vero e proprio lavoro, è prevista per ogni universitario una paga mensile di 700 euro (5.000 corone danesi). In questo modo, i ragazzi che vivono ancora con i genitori per motivi di studio, non gravano assolutamente sul bilancio familiare, visto che possono tranquillamente utilizzare il denaro che percepiscono mensilmente dallo stato. L’istruzione, inoltre, è del tutto gratuita.
In Danimarca c’è benessere e a confermarlo è la Better Life Initiative dell’Ocse: “la Danimarca ottiene risultati eccezionalmente buoni nelle misurazioni del benessere, come dimostra il fatto che è tra i migliori Paesi in un grande numero di voci del Better Life Index”. Certo, a livello climatico, non è invitante quanto l’Italia, principalmente perché fa buio presto e in inverno le temperature scendono diversi gradi sotto lo zero. Purtroppo, questo è la causa di molti stati depressivi e di suicidi, ma lo Stato non si demoralizza: per ogni lavoratore, infatti, è previsto un “piano ferie” che consiste nell’aumentare mensilmente la durata delle ferie, per garantire loro delle piacevoli vacanze in posti più caldi. Il tutto, naturalmente, mantenendo inalterato lo stipendio.
C’è, inoltre, un grande rispetto nei confronti della famiglia. Quando un danese decide di fare un figlio, infatti, viene del tutto appoggiato dal governo ottenendo la possibilità di usufruire delle cure mediche pre e post parto, in maniera del tutto gratuita. In questo modo, secondo lo stato Danese, si contribuisce allo sviluppo del paese grazie alla nascita di nuova forza lavoro e, proprio per questo, l’aumento della natalità è considerato un bene fondamentale, da raggiungere a tutti i costi. (In questo caso, per l’appunto, totalmente a carico del governo).
Una nota dolente riguarda, invece, il costo d’affitto di una casa. E’ molto più alto, rispetto all’Italia, ma viene tutto bilanciato. Non esiste, infatti, una tassa sugli immobili e comunque gli stipendi sono tutti tendenzialmente alti, in grado dunque di coprire totalmente le spese necessarie per vivere. Si dice, per l’appunto, che nel “paese dei sogni” un operaio guadagna in media 2.500 euro netti e un direttore di banca non supera i 7.000. Ma uno dei punti di forza di cui gode lo stato è la flexicurity, di cui si parla tanto anche nel nostro Paese. Questa ha due volti: da un lato consente agli imprenditori di licenziare più facilmente, incentivandoli però ad assumere (perché non assumere, se poi si è liberi di licenziare?); dall’altro offre una rete di sicurezza che garantisce sussidi di disoccupazione che in alcuni casi raggiungono il 90% dell’ultima paga.
Come se non bastasse, in Danimarca, non esiste il sostituto di imposta, i lavoratori dipendenti percepiscono la paga lorda e compilano una dichiarazione dei redditi di 2 paginette senza commercialista, CAF e menate varie. E per chi volesse sloggiare dall’Italia e cominciare a vivere lì, sono previsti tre anni di corsi gratuiti per poter imparare alla perfezione la lingua danese, anche se comunque, chi conosce bene l’inglese in Danimarca non dovrebbe avere nessun problema: è considerato quasi una seconda lingua.
Insomma, sembra proprio che la città dei sogni, che tutti desiderano visitare o in cui vivere, non sia più la modernissima e avveniristica New York, ma uno stato non troppo grande, freddo e patria dei rudi vichinghi, la Danimarca.
Immagini da Linkiesta.it
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