Sicilia e-Servizi, Ingroia licenzia 16 dipendenti, tra cui figli di boss e amici di politici

Antonio Ingroia licenzia 16 dipendenti di Sicilia e-Servizi, tra i quali si trovano parenti di boss, burocrati e amici di amici della politica

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Palermo- 16 dipendenti di Sicilia e-Servizi, dopo solo tre mesi dall’assunzione sono stati licenziati dal Commissario (nonché ex P.M.) Antonio Ingroia. I motivi? La lista degli assunti, della società siciliana che si occupa di informatica, era infarcita di parenti di boss mafiosi, burocrati regionali  e, amici di politici molto influenti nel panorama siciliano. La società informatica Sicilia e-Servizi era composta anche da una società privata. Società privata dal quale sono arrivati i 76 impiegati: “Abbiamo deciso di assumere il personale proveniente dall’ex socio privato perché la Regione non ha tra i propri dipendenti le figure professionali per gestire i servizi: in questo modo abbiamo evitato il blocco del sistema informatico che avrebbe mandato in tilt la Regione”, così si giustifica l’ex procuratore aggiunto a Palermo.
I 16 licenziamenti arrivano dopo che “una commissione super partes da me nominata ha esaminato i dipendenti: non hanno passato i test scritti e orali. E in certi casi non c’era nemmeno il requisito dell’affidabilità”, spiega Ingroia. Tra i 16 risaltano i nomi di Marilena Bontade (figlia del boss, di Villa Grazia, Giovanni, ucciso nel 1988) il genero di Giovanni Bontade, Marco Picciullo, sposo di Marilena, Francesco Nuccio licenziato poiché nel 2012, era stato arrestato in seguito allo scandalo delle tangenti negli appalti dell’eolico. E infine Ettore Nicosia, grande amico dell’ex presidente della regione Totò Cuffaro e dell’ex sindaco di Palermo, Piero Cammarata. Ingroia era stato chiamato a mettere ordine in Sicilia e- Servizi nel luglio scorso, dopo che dalla società era arrivata una richiesta di finanziamento per due milioni e mezzo di euro che sarebbero serviti per trasferire nuovamente sull’isola tutti i dati della Regione visto che erano finiti in Valle d’Aosta, per motivi incomprensibili. Crocetta aveva deciso di chiuderla, ma a Dicembre arriva il passo indietro. La società che in passato è stata capace di polverizzare 150 milioni di fondi comunitari, continua a risorgere.