Provenzano, tre procure si esprimono contro la proroga del 41 bis

Il membro di Cosa Nostra sarebbe impossibilitato ad avere contatti con l’esterno a causa delle gravi condizioni di salute

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Palermo – Il boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, costretto dal 2011 tra le quattro mura del Carcere di Parma, riceve il no alla proroga del 41 bis dalle Procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta, che motivano tale parere per le condizioni ormai precarie del capomafia corleonese; una incapacità fisica e mentale che gli impedirebbe di comunicare opportunamente con l’esterno, rendendo così vano il fine a cui il carcere duro è indirizzato e cioè ostacolare le interazioni dei detenuti con le organizzazioni criminali operanti al di fuori della prigione. All’incirca un anno fa il gup Piergiorgio Morosini, nell’udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, aveva stralciato la posizione del boss dopo gli accertamenti dei periti Renato Ariatti e Andrea Stracciari sulle sue condizioni mentali; per i tecnici infatti il padrino, in coma dopo un’operazione al cervello, non era in grado di partecipare al procedimento. A tal proposito sono ancora ben fisse nella memoria le immagini mandate in onda dalla trasmissione Servizio Pubblico relative ad un incontro di Provenzano con la moglie e il figlio datato 15 dicembre 2012: l’ex boss apparve fisicamente irriconoscibile, affaticato e mentalmente confuso. Sulla base delle perizie e dei referti ospedalieri del boss, che hanno evidenziato un peggioramento del Parkinson da cui Provenzano è affetto, il suo avvocato Rosalba Di Gregorio ha da sempre chiesto la sospensione dell’esecuzione della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare del suo assistito; oltre a problemi neurologici, il capomafia ha patologie cardiache e una recidiva del tumore alla prostata. Sempre un anno fa, i pm di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno dato parere favorevole alla revoca del 41 bis per il capomafia Bernardo Provenzano, istanza che però è stata respinta a febbraio di quest’anno dall’ex ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. Anche in questa occasione dunque toccherà al Guardasigilli decidere se prorogare o meno il regime detentivo speciale.