Città metropolitane, i dubbi dei comuni acesi
La legge che abolisce le Province fa ancora discutere. E oggi Bianco incontra Renzi
- Politica
- 20/03/2014
- di Veronica Alongi
Catania – Oggi, a Palazzo Chigi, una ristretta delegazione dell’”Anci”, “Associazione Nazionale Comuni Italiani”, guidata dal presidente Piero Fassino incontrerà il premier Matteo Renzi e tra questi la presenza del sindaco di Catania Enzo Bianco sarà funzionale a discutere con il capo del governo delle Città metropolitane, neonati enti che andranno a sostituire le ormai abolite Provincie in Sicilia. Tale tema fu già affrontato in una riunione che l’Anci ha tenuto proprio a Catania il 12 ottobre scorso, durante la quale Bianco aveva sottolineato i vantaggi di questo nuovo modo di intendere la città e i comuni limitrofi, visti nell’insieme come autentiche locomotive per lo sviluppo economico e demografico del Paese e quindi ritenute opportune destinatarie dei fondi strutturali europei; si tratta dunque di centri di gestione che devono essere supportati dallo Stato sia per quanto riguarda la fornitura di servizi, sia per la regolamentazione delle tasse e delle politiche sociali. Ma non tutti sembrano ancora essere pienamente convinti della riforma degli enti territoriali voluta dalla giunta Crocetta; nel catanese soprattutto, i comuni dell’Acese sono restii ad un’adesione all’area metropolitana, preferendo piuttosto l’istituzione di un Consorzio delle Aci. Nino Garozzo, sindaco di Acireale, è il pioniere di questa idea che tutelerebbe meglio gli interessi delle comunità locali, ribadendo però la necessità che si raggiunga un nucleo di almeno 150 mila abitanti a supporto dell’autonomia da Catania. Anche questa presa di posizione però non sembrerebbe trovare un pieno appoggio: il sindaco di Aci Catena Ascenzio Maesano, ad esempio, placa gli animi che vogliono effettuare una scelta contraria all’annessione alla città metropolitana di Catania basata su un puro e semplice campanilismo, preferendo invece valutare con calma i pro e i contro della legge e agire in tal senso per gli interessi della città che rappresenta, riconoscendo indubbiamente il peso della contiguità territoriale e identitaria con la vicina Acireale; stesso copione per Mario Alì, sindaco di Aci Bonaccorsi, che sottolinea come istituire un Consorzio delle Aci potrebbe ritorcersi contro le stesse, diventando inevitabilmente delle realtà di periferia estromesse dai probabili vantaggi di un’unione con la città di Catania. Il Libero Consorzio accoglierebbe, qualora fosse creato, anche il comune di Santa Venerina, fuori dall’area metropolitana considerata, il cui sindaco Salvo Greco si dice possibilista, ma disposto a discuterne solo a tempo debito. Insomma, la legge sull’abolizione delle Provincie continua a dividere e i suoi contenuti appaiono lungi dall’essere ben definiti e applicabili in modo omogeneo alle diverse realtà siciliane.
Veronica Alongi
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