Dia e Ros sequestrano beni al clan Ercolano

La confisca riguarda un gruppo di imprese a capo delle quali vi era la famiglia mafiosa catanese

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Catania – L’indagine condotta per circa due anni dal Tribunale di Prevenzione di Catania relativa a degli accertamenti patrimoniali ha portato, su provvedimento promosso dal direttore della Dia Arturo De Felice, al sequestro e alla confisca di beni dal valore di oltre 10 milioni di euro appartenenti alla famiglia mafiosa degli Ercolano di Catania; storica esponente di Cosa Nostra nella città etnea che è balzata alla cronaca per aver preso parte a diverse attività criminali insieme all’altro famoso clan catanese dei Santapaola, come ad esempio l’omicidio del giornalista Pippo Fava a metà degli anni ’80. La famiglia Ercolano aveva reinvestito i proventi dei traffici illeciti in diverse attività commerciali, concentrandosi maggiormente nel settore della grande distribuzione con la sigla “Superesse”, una catena di supermercati intestata al prestanome Anastasio Caponnetto, e in quello degli autotrasporti: per molti anni l’ormai defunto Giuseppe Ercolano, sposato con la sorella del boss Nitto Santapaola, è stato titolare della “Avimecc”, azienda leader  nel settore delle carni bianche in Sicilia, poi confiscata. Oggi le attività della famiglia non hanno cambiato la loro natura e continuano a essere influenti per gli interessi economici della città; neanche l’ambito in cui operano sembra essere diverso dato che l’esecuzione del sequestro di stamane, delegata ad ufficiali della Direzione investigativa antimafia e ai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Catania, ha portato al sequestro e alla confisca di un gruppo di imprese tra cui figurano: la Geotrans Srl, azienda di rilievo nel settore degli autotrasporti su gomma formalmente intestata ai nipoti del boss Ercolano Vincenzo e Cosima Palma, ma riconducibile allo stesso Giuseppe Ercolano, e la Geotrans logistica frost che si occupa di deposito di surgelati per la Sicilia orientale, anch’essa gestita dagli Ercolano.