Il call center della discordia
Maroni apre il caso “Lombardia Call” con sede a Paternò e Biancavilla
- Politica
- 14/03/2014

- di Veronica Alongi
Paternò – Immaginate di far rivivere le gesta di Garibaldi ai giorni nostri e di assistere alla celeberrima impresa che portò alla nascita del Regno d’Italia; ora, analizzando la provenienza dei partecipanti alla spedizione dei Mille, circa un quinto dei quali era nativo della provincia di Bergamo, provate a pensare agli illuminanti dibattiti che nascerebbero da questa constatazione: l’Italia è padana! I settentrionali, loro sì che lavorano! Date al Nord quel che è del Nord! Eccetera eccetera. Sembrerebbe una storia già raccontata più e più volte, un campanilismo sconosciuto agli uomini del periodo risorgimentale ma che col passar del tempo ha attecchito nel nostro amato stivale, pervaso tuttora dalle spinte separatiste di cui l’”eroe dei due mondi” avrebbe poco di che rallegrarsi. Soprattutto se poi questo far leva sul divisionismo tra nord e sud non è guidato da un attaccamento romantico alle proprie radici, ma da un più basso intento di accaparrarsi una fetta in più di elettori; ciò emerge dalla recente vicenda che riguarda “Lombardia Call”, l’azienda che gestisce il call center della sanità lombarda e che negli ultimi dieci anni ha avuto come principale sede del servizio la Sicilia, nello specifico i territori di Paternò e Biancavilla. Il trasferimento di tale attività a 1400 km di distanza dal Pirellone fu una strategia indirizzata ad accontentare i compaesani di Ignazio La Russa che ne trasse giovamento, fortificando il suo personale feudo politico nel paese da cui egli stesso proviene e garantendogli popolarità negli anni al servizio del governo Berlusconi. La decisione di installare in Sicilia un call center che fornisse aiuto sanitario ai clienti della Lombardia era anche dovuta ai minori esborsi che essa stessa comportava, in quanto i disoccupati locali avrebbero accettato paghe che al Nord difficilmente si sarebbero prese in considerazione, a causa del più elevato costo della vita. Ma questo status quo sembra non essere più tollerato dal presidente della regione Lombardia Roberto Maroni, il quale pochi giorni fa a Radio Padana ha esternato tutto il suo disappunto sulla questione chiedendo che l’attività di “Lombardia Call” faccia ritorno nella sua terra natia con queste parole: << Non vedo perché devo favorire qualcun’altro sfavorendo i giovani disoccupati lombardi. Tradirei il mio mandato, tradirei il motivo per cui i lombardi mi hanno eletto. Che non è quello di discriminare qualcuno, certamente, ma a maggior ragione non voglio e non posso discriminare i lombardi a favore di chi vive in altre regioni che hanno un vantaggio economico enormemente superiore alla Lombardia >>. Vantaggio economico? Se i termini del dibattito sono di natura prettamente economica, perché l’intenzione del governatore leghista non è quella di sostituire completamente i call center di Paternò e Biancavilla, ma di affiancarli a quello di Milano, con ulteriori sgravi sul bilancio della regione Lombardia (10 milioni di euro in più) e ripercussioni sui cittadini? O forse la retorica sul proteggere i diritti dei “giovani disoccupati lombardi”, minacciati dagli “enormi vantaggi” offerti ai meridionali, funziona sempre, per di più se si è in odore di campagna elettorale per le europee? Bisognerà sicuramente chiedere al signor Maroni di fare un sondaggio sul servizio di alta professionalità che i suoi contribuenti ricevono dagli operatori siculi, e magari fare un esame di coscienza su quanto invece l’assistenza sanitaria in sé e per sé costi ad ogni cittadino lombardo. Mors tua, vita mea…o quasi.
Veronica Alongi
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