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Unioni civili, Catania dice sì

La città etnea approva il registro sulle coppie di fatto

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Catania – Alla fine la giunta del sindaco Bianco ha avuto la meglio ed è riuscita a far approvare il registro sulle unioni civili, provvedimento già adottato a Palermo e Taormina, ma anche nei comuni di Bagheria, Niscemi e Pozzallo e che nei giorni scorsi ha alimentato un acceso dibattito tra le frange laiche e quelle più conservatrici della politica e della società civile. La decisione arriva dopo un’intensa giornata, iniziata con le consultazioni nelle commissioni che hanno interessato associazioni come Arcigay Catania e le realtà cittadine legate al mondo cattolico come il neonato Comitato per la famiglia. Cinque ore di assemblea cittadina che si sono concluse con un esito positivo per la delibera presentata dal sindaco catanese e dal vicesindaco Marco Consoli , con 23 voti favorevoli e solo 1 contrario, 10 invece gli astenuti, tra cui anche rappresentanti della maggioranza, e molti assenti. Sei in tutto gli articoli che riconoscono «una stabile convivenza tra due persone maggiorenni non legate da vincoli matrimoniali, ma da vincoli affettivi o di motivi di reciproca assistenza materiale e morale, senza discriminazione di sesso, etnia o convincimenti religiosi». Catania quindi si accoda alle circa 150 città italiane che riconoscono le coppie di fatto, etero ed omosessuali, concedendo loro determinati diritti su temi riguardanti casa, salute, servizi e lavoro: una coppia registrata potrebbe godere ad esempio di eventuali contributi per l’affitto dell’alloggio ed entrare in graduatoria per le assegnazioni delle case popolari, o ancora sarà possibile ricevere notizie sulla condizione di salute del compagno o della compagna ricoverato/a in ospedale. L’argomento ovviamente ha scatenato numerose polemiche nelle scorse settimane, sollevate soprattutto dall’ambiente religioso secondo cui, se da un lato genererà effetti positivi e ordinativi a livello amministrativo, il registro delle unioni civili avrà effetti moralmente devastanti nei riguardi del matrimonio e della famiglia, auspicando comunque che l’applicazione di tale provvedimento distingua opportunamente la famiglia tradizionale, istituzione divina fondata sul matrimonio, dalle unioni di fatto. Di tutt’altra opinione gli attivisti del gruppo Arcigay che al termine delle votazioni hanno srotolato una grande bandiera della pace e si dichiarano disposti a collaborare con l’amministrazione. Bianco, nel suo intervento in consiglio comunale, ha sottolineato che tale provvedimento contiene << un principio di civiltà riconosciuto in maniera serena dal Parlamento europeo >>. La maggioranza però, come detto, non si è dimostrata compatta nel voto, in particolar modo per quanto riguarda coloro che hanno preferito astenersi; le ragioni di questi ultimi si riassumono nella volontà di far prevalere la libertà di coscienza e nel sostanziale scetticismo relativo ad un regolamento dal carattere troppo generico e che dovrebbe essere legiferato a livello nazionale. Adesso, ovviamente, come sottolinea il vicesindaco Consoli, sarà necessario individuare un’adeguata copertura finanziaria poiché si amplierà la fascia dei soggetti che potranno giustamente usufruire dei servizi.

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Veronica Alongi