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Strage via D’Amelio, “Il telecomando era nel citofono”

la Dia intercetta una conversazione in cui il boss Totò Riina confida che fu proprio il giudice Paolo Borsellino, ad innescare l’ ordigno che causò la morte sua e di cinque uomini della scorta

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A quasi 22 anni dall’attentato, il boss Totò Riina confida che il telecomando che azionò la bomba, nascosta all’interno di una Fiat 126, si trovava all’interno del citofono di casa della madre. Fu proprio il giudice dunque, ad innescare l’ ordigno che causò la sua morte e quella di cinque agenti della sua scorta. Questo è ciò che confidò il boss al suo compagno d’ora d’aria, Alberto Lorusso, durante una conversazione intercettata dalla Dia. Dall’ indagine non è ancora emerso il nome di chi, premendo il bottone del telecomando, causò l’ esplosione che provocò tanta morte e dolore non solo per Palermo e la Sicilia, ma per tutta l’ Italia intera. Rimangono dunque ancora  incertezze nella storia della strage che portò via non solo Borsellino e i suoi uomini, ma anche un pezzo cardine della legalità di questo capoluogo.