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Convegno su Caselli, proteste dei No Tav e No Muos

L’ex magistrato interviene in un incontro a lui dedicato, tra le polemiche dei manifestanti

FOTO MANIFESTAZIONE

Catania – In un Paese in cui le maggiori cariche istituzionali godono di bassissima fiducia, anche rinomati esponenti della lotta contro la criminalità organizzata sono ormai sottoposti a dure contestazioni. È quello che è accaduto stamane in Piazza Università a Catania, sede di un incontro dedicato a Gian Carlo Caselli, rinomato ex procuratore in pensione da dicembre che ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, dall’attività antiterroristica che lo ha visto impegnato dalla metà degli anni settanta sino alla metà degli anni ottanta al Tribunale di Torino, all’esperienza effettuata a Palermo dove prese il posto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per poi tornare a dirigere la procura di Torino. Ad attenderlo fuori dall’edificio però un gruppo di manifestanti No Tav e No Muos appartenenti a Rifondazione comunista, Catania bene comune e Officina Rebelde, i quali riconoscono l’impegno profuso da Caselli nella lotta alla mafia, ma sottolineano come questo vada in netta contraddizione con la volontà manifestata dallo stesso durante le proteste in Val di Susa di << criminalizzare dei movimenti che, oltre a difendere il loro territorio, rappresentano il punto più avanzato della lotta sociale contro gli interessi economici delle cosche mafiose >>. La protesta ha un motivo in più per essere resa palese per via degli arresti eseguiti dalla polizia di Stato a Niscemi il 22 aprile del 2103 di due attivisti No Muos, accusati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato di una delle 46 antenne montate all’interno della base militare statunitense di contrada Ulmo, dichiarati proprio nella giornata di oggi legittimi dalla Corte di Cassazione. La risposta dell’ex magistrato a tali accuse appare non diretta ad aprire un confronto costruttivo con gli attivisti, ma a difendere il proprio operato e a ribadire di aver sempre perseguito i reati che sono stati commessi e di non essersi mai sottratto a fenomeni come, ad esempio, la ‘ndrangheta in Piemonte, sottolineando comunque << l’importanza dell’assunzione di iniziative sul versante di comportamenti illegali e violenti legati al movimento, di per se ineccepibile e legittimo, contro il treno ad alta velocità >>. A difendere le sue posizioni, il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi evidenzia la ricerca di fiducia, e non di consenso, a cui un magistrato deve aspirare, considerando paradossale la circostanza per cui Caselli risulti essere << un eroe quando fa i processi di mafia e un boia quando dirige la procura di Torino>>.

Durante il convegno, organizzato dall’associazione Haruka, Caselli ha ricordato gli anni a Palermo e le restrizioni a cui fu sottoposto: «Prendere il posto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino faceva tremare le vene. Ero già sotto scorta, ma Palermo era tutta un’altra storia. Ero libero solo di respirare, tutto il resto andava discusso». E sulla situazione che sta attraversando oggi la nostra nazione si lascia andare ad un amaro commento: << Vorrei credere che l’Italia delle regole sia ancora maggioritaria, ma inizio ad avere dei dubbi. Vedo sempre vincere chi delle regole non ha bisogno >>.

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