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“(Non) C’era (nemmeno) una volta in Sicilia”

La nuova domenicale su ciò che è stata la nostra terra: la Sicilia

Nicola è il più bello (600x450)

Quando avete ascoltato  l’ultima favola?
Saranno passati come minimo, decenni, dall’ultima volta in cui ne avete ascoltato una. Oggi, che siete abbastanza grandi per leggervela da soli -la favola- è arrivato il momento, di leggerne una diversa dal solito. Sì, una di quelle dove il lieto fine, potrebbe non esserci, ma che se ci fosse, vi lascerebbe sconvolti per sempre. Una di quelle, altrettanto stravaganti (ancora di più, rispetto alle classiche!) dove le streghe e i mostri vari  sono sostituiti dagli ospedali mal funzionanti, dalle scuole distrutte, da strade inesistenti, da aeroporti che non fanno volare nemmeno la fantasia. Ed ancora, da milioni di euro buttati al vento in opere che mai nessuno utilizzerà, e da molto altro. Sostituite anche le pozioni magiche con delle “leggi” che, come le pozioni, possono aiutare o meno, il protagonista … voilà, il gioco è fatto. Non ci resta che trovare un titolo. Come la chiamiamo questa favola? Potrebbe chiamarsi in infiniti modi, ma per comodità, la chiameremo: “(Non) C’era (nemmeno) una volta in Sicilia”, così potremo sfruttare  il suo doppio significato. Volete iniziare a leggervela ora?
Ma sì, dai, una piccola anticipazione non penso proprio che vi dispiacerà!
Capitolo 1: La terra di mezzo, e il trasporto maledetto.
… (Non) C’era (nemmeno) una volta, una terra lontana, che era stata abbandonata a se stessa e a qualche buontempone appartenente a famiglie dell’alta aristocrazia dei “Clan”. Questa splendida terra, oltre che dal mare e dalle bellezze infinite che essa possedeva, tra infinite cose, era circondata da: un aeroporto in mezzo al nulla, da un ponte magico (inesistente), e da linee ferroviarie senza treni, costati fior di milioni. L’avventura, nel mondo dello spreco, da adesso, ha ufficialmente inizio!

L’aeroporto di Comiso viene aperto al traffico civile il 30 Maggio 2013 dopo quasi 10 anni di lavori costati 47.407.976,73 euro. Comiso non è altro che un piccolo centro urbano caratterizzato dalla povertà e dall’arretratezza. Situato tra Ragusa e Agrigento, esso, prima di diventare un aeroporto (uno dei tanti, inutili in Italia), era venuto alle cronache -dei pochi- solo per la sua progettazione, durante il ventennio fascista (1937-1939), e soprattutto per essere la base americana, durante la guerra fredda, in risposta ai missili sovietici. Il presidente della regione Sicilia, Crocetta, ha voluto fortemente accelerare i tempi della sua apertura, giustificandolo come “motivo di incremento turistico”, e quindi di “sviluppo e benessere”. Benessere, e guadagni, che anche in questo caso, la compagnia irlandese “Rayanair”, non si è fatta sfuggire, assicurandosi quattrini, insieme ai suoi voli “low cost”. E pensare, che a poco più di 100 km, dall’aeroporto di Comiso, si trova l’aeroporto internazionale di Catania … che è un po’ come dire che: avendo la possibilità, a parità di prezzo, di poter alloggiare in un buon albergo (con vista sull’Etna, e perché no, anche sulle sue ceneri) poco più distante dal centro della città, rispetto ad un piccolo ostello trasandato … si finisse per scegliere l’ostello trasandato. La domanda è una, ed è semplice, perché, non hanno voluto destinare questi miliardi, sognando più in grande, per lo scalo di Sigonella, posto in un punto della Sicilia, sicuramente più strategico (attualmente nelle mani della “Us navy”, che si sarebbe potuta trasferire a Comiso. nda), e dar vita lì, ad un nuovo aeroporto dalle fortune più probabili? Mistero.

L’aeroporto di Comiso, non è che uno dei tanti casi, di spreco “matto e disperato”. Nella terra di mezzo, la storia ci insegna che da anni (anzi da decenni!), alcuni stregoni (meglio conosciuti col nome di politici) e moltissimi aristocratici della famiglia “clan” (terribilmente attratti dal dio denaro), inseguono il sogno di costruire un ponte. Un ponte che colleghi la Sicilia, al resto dell’Italia. Questa è la storia del famoso ponte sullo stretto di Messina. L’idea geniale, di costruire un opera, che possa collegare non solo dal punto di vista geografico, ma anche sociale, la Sicilia col resto dell’Italia, prende vita nel 1957, quando, sulla scia di quanto accaduto anni prima tra Germania e Danimarca, si cercò di dar vita a quello che sarebbe diventata l’opera più costosa … mai realizzata, in Italia. L’idea di partenza, prevedeva un “istmo” (sottile linea di terra che congiunge tra loro due territori. Nda) di 3.400 metri, una diga piramidale che sarebbe emersa a dieci metri dal mare, una linea ferroviaria, un autostrada, e una pista ciclabile(?)! Per anni, si studiarono progetti, e contro progetti, per progettare il nulla. Qualcuno iniziò a considerare l’idea di abbandonare il progetto, ma quando tutto, sembrava finito … nel 2005, l’associazione Eurolink, riuscì a portarsi a casa, l’appalto per la realizzazione dell’opera. Appalto aggiudicato con un offerta finale di 3,88 miliardi di euro. E quindi? Finalmente, si è costruito questo ponte, no? Certo! Che non si è costruito … infatti nel 2012 il governo Monti ha stanziato 300 milioni di euro, per il pagamento delle penali (previste dal contratto) per la definitiva chiusura del progetto sul ponte magico. Chissà, e se qualche folle non avesse ancora accantonato l’idea di costruire (o di arricchirsi) qualcosa che, in Italia e soprattutto in Sicilia, non si può costruire? Speriamo che il “to be continued …” ci venga risparmiato. E se questi milioni, anzi miliardi, fossero stati destinati, ad esempio alle linee ferroviarie? Dal 2012 ad oggi sono state sospese più di 6 mila corse regionali, e soltanto meno di 1/5 di esse, sono state sostituite da corse con mezzi alternativi. Giorno dopo giorno, diversi treni rimangono a riposo, lasciando dei vuoti che creano forte disagio, difficili da colmare ai pendolari, durante alcune tratte. Anche il traffico che porta fuori dall’isola è stato ridotto drasticamente (anche per un vasto abbassamento dei viaggiatori). A tutto il 2013, e in questo avvio di 2014, in Sicilia, non si vedono ancora cenni di realizzazioni di linee ad alta velocità da parte delle Ferrovie dello Stato (solo “Trenitalia” riesce a circolare nelle linee ferroviarie siciliane, a differenza di altre regione, specie al nord, dove è presente la concorrenza di “Italo”). Restano ancora in piedi i progetti di creare una linea unica che percorra la tratta Palermo – Messina – Catania. Ed un altro ancora, che prevede una velocizzazione della linea Palermo – Agrigento, e Catania – Siracusa. Ma si parla pur sempre di progetti. E se restano tali, non c’è sviluppo. E se non c’è sviluppo, c’è un potere che lo vieta. E se c’è questo potere marcio, gli aristocratici del “clan” continueranno a fare “le cose loro”, e non certo le cose “nostre”. Se ci sono ancora stazioni ferroviarie, come quella di “Porto Empedocle”, che si fa difficoltà a definire tale … un motivo ci sarà.

P.S. Questo è solo l’inizio della nostra “favola”, aiutateci, coi vostri commenti, a segnalarci “cose marcie”. Insieme, possiamo riuscire a trovare un lieto fine, alla nostra favola.