Termini Imerese leader del nuovo consorzio

L’emendamento approvato all’Ars, per i quarantuno sindaci che fanno capo a Termini appare come fantasioso e senza nessun nesso logico

palazzo

Termini Imerese è la città di riferimento dei quarantuno comuni che aspirano a diventare un nuovo consorzio con la soppressione della provincia di Palermo. Dalle sue mura arriva un comunicato che critica quanto è accaduto nella notte all’Ars con l’approvazione di un emendamento del Governo che per l’elezione del presidente dei consorzi stabilisce che siano a parteciparvi non solo i sindaci ma anche i consiglieri comunali dei comuni coinvolti. L’emendamento approvato all’Ars, per i quarantuno sindaci che fanno capo a Termini appare come fantasioso e senza nessun nesso logico. «Non si tiene in considerazione – si legge in un comunicato emesso proprio dalla città termitana – l’attesa dei territori né nei contenuti: funzioni e servizi». A sottoscrivere il comunicato sono quarantuno sindaci. I 28 che fanno capo all’Imerese e alle basse Madonie. Insieme a loro i primi cittadini di Alia, Resuttano, Roccapalumba, Sperlinga e i nove sindaci di nove comuni dei Nebrodi: Tusa, Pettineo, Motta d’Affermo, Santo Stefano di Camastra, Caronia, Castel di Lucio, Reitano, Mistretta e Capizzi.

Per questi quarantuno sindaci «negli articoli già approvati sono emerse alcune criticità come l’elezione del presidente eletto tra i sindaci facenti parte dell’assemblea del consorzio, non solo dai primi cittadini ma da tutti i consiglieri comunali dei comuni coinvolti, che, pur non facendo parte dell’assemblea dei liberi consorzi, si costituiscono quale “elettorato attivo” in occasione dell’elezione del presidente dell’ente. Per i sindaci è evidente l’illogicità dell’allargamento ai consiglieri comunali il voto per l’elezione del presidente del consorzio considerato che questi sono già esclusi dall’assemblea per volontà dell’Aula che ha respinto precedentemente la norma del Governo, così si creerebbero due distinte assemblee, una elettiva e una deliberante». Per i quarantuno sindaci che fanno capo a Termini Imerese, insomma, la nascita di nuovi enti dovrà avvenire all’interno di una serie di paletti, i Comuni, infatti, entro sei mesi dalla pubblicazione del ddl di riforma, potranno chiedere di formare il nuovo ente. Ma per farlo dovranno rispettare, una serie di requisiti: continuità territoriale, il limite minimo di 180 mila abitanti complessivi e per l’adesione, i Comuni dovranno esprimersi attraverso delibere approvate dai due terzi dei componenti del consiglio comunale, dopo un referendum confermativo, iter, che andrebbe completato in sei mesi!

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